La mostra, che inaugura il ciclo dedicato alle metropoli etrusche, propone una ricostruzione storica e antropologico-culturale – dalle origini fino alla conquista romana – dell’antica città etrusca di Vulci, realtà commerciale nota per la produzione di bronzi, di ceramiche e di imponenti sculture in pietra e in terracotta. In continuità con la politica culturale della Fondazione Luigi Rovati, che vede l’arte come continuum storico tra antico e contemporaneo, accanto ai reperti archeologici sono state esposte alcune sculture di Giuseppe Penone, esponente dell’Arte Povera.
Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni. “Simulacri di immortalità” introduce il visitatore all’ambito dell’arte funeraria, dove la fisicità del defunto è rievocata sulle urne cinerarie o con idoli stilizzati. Dopo aver approfondito il dialogo tra artigiani locali e stranieri, “Il paesaggio liminare” affronta l’iconografia e le simbologie legate alla concezione etrusca sull’aldilà. Una panoramica sulle strette relazioni commerciali tra Vulci e Atene prelude all’area dedicata alla lavorazione del bronzo, settore produttivo caratteristico della città. Infine, “Devozioni di argilla” comprende le terrecotte legate al sacro, tra cui una lastra architettonica raffigurante il dio Dioniso e Arianna, ricostruita e inserita per la prima volta nella sua posizione originale.
Nel salone sotterraneo della Fondazione Luigi Rovati è stato realizzato un allestimento suggestivo: le luci instaurano un dialogo con le teche espositive e con i reperti architettonici, creando giochi di riflessi e di ombre, mentre nell’ultima sezione della mostra i reperti sono accompagnati dalla proiezione di scritte laser.
Nel Padiglione d’arte del giardino è presentato il progetto “Vulci 3000. Ricostruire oggi una metropoli etrusca”, nato nel 2014 e sostenuto dalla Fondazione Luigi Rovati: qui un modello in stampa 3D riproduce l’antica Vulci e alcune proiezioni raccontano la storia delle ricerche nell’area.