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Titolo: Robert Capa Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra
Date: 14 febbraio – 2 giugno 2024
Spazio espositivo: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino
Mostra a cura di: Walter Guadagnini e Monica Poggi
Mostra promossa da: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, in collaborazione con International Center of Photography, New York
Mostra prodotta da: Camera – Centro Italiano per la Fotografia
Patrocini: Accademia d’Ungheria in Roma; Regione Piemonte; Città di Torino
Sponsor: Fondazione Compagnia di San Paolo
Progetto di allestimento: Ronald Martin Añez Moreno
Realizzazione dell’allestimento: Fabbricanti d’immagine; Belle époque
Immagine coordinata: Sebastiano Girardi Studio
Grafica della mostra: Sebastiano Girardi Studio
Ufficio stampa: Lara Facco P&C – Lara Facco, Martina Fornasaro, Alberto Fabbiano
Catalogo: Dario Cimorelli Editore
Ingresso intero e ridotto: € 12 | € 8
Veduta della mostra fotografica
Veduta della mostra. Courtesy CAMERA

Robert Capa Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra

Oltre 120 fotografie in mostra a Torino presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia raccontano il rapporto professionale e affettivo fra Robert Capa e Gerda Taro, interrottosi con la morte della fotografa in Spagna nel 1937. Fuggita dalla Germania nazista lei, emigrato dall’Ungheria lui, Gerta Pohorylle ed Endre – poi francesizzato André – Friedmann (questi i loro veri nomi) si incontrano a Parigi nel 1934, e l’anno successivo stringono un sodalizio artistico e sentimentale che li porta a impegnarsi nella fotografia e nella lotta politica. Insieme inventano la figura di un fotografo americano di successo, Robert Capa, alter ego con il quale André si identificherà per il resto della sua vita. Anche lei cambia nome e assume quello di Gerda Taro. Insieme spesso firmano con un’unica sigla gli scatti, senza che se ne possa distinguere l’autore.

L’anno decisivo per entrambi è il 1936: si muovono verso la Spagna, per documentare la guerra civile in corso tra i repubblicani e i fascisti; il mese dopo Robert Capa realizzerà il leggendario scatto del Miliziano colpito a morte, mentre Gerda Taro scatta la sua immagine più iconica, una miliziana in addestramento, pistola puntata e scarpe con i tacchi, in un punto di vista inedito della guerra fatta e rappresentata da donne. Le loro fotografie vengono pubblicate sui maggiori giornali del tempo, da “Vu” a “Regards” a “Life”, conferendo alla coppia una solida fama e molte richieste di lavoro.

La mostra si apre con una sala che introduce le figure dei due protagonisti anche grazie a alcuni estratti di due documentari ‒ The Mexican Suitcase (2011) di Trisha Ziff e Searching for Gerda Taro (2021) di Camille Ménager ‒ utili a fornire alcune chiavi di lettura utilizzate anche nella scelta delle opere esposte poi nelle sale successive. Dopo le immagini realizzate da Capa a Parigi, il percorso esplora la documentazione della guerra attraverso gli spostamenti e i focus dati da Capa e Taro, fino agli scatti che testimoniano la distruzione e la morte causata dal conflitto.

Arricchiscono la mostra alcuni provini della celebre “valigia messicana”, contenente 4.500 negativi scattati in Spagna da Capa e Taro e dal loro amico David Seymour. La valigia, di cui si sono perse le tracce nel 1939 ‒ quando Capa l’ha affidata a un amico per evitare che i materiali venissero requisiti e distrutti dalle truppe tedesche ‒ è stata ritrovata solamente a fine anni Novanta a Mexico City, permettendo di attribuire correttamente una serie di immagini di cui fino ad allora non era chiaro l’autore o l’autrice.

Immagine di anteprima: Fred Stein, Gerda Taro e Robert Capa al Café du Dôme, Parigi, 1936. © Estate Fred Stein, Courtesy International Center of Photography

© Design People Soc. Coop.

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