La mostra indaga per la prima volta il dialogo tra Pop Art e Beat Generation in Italia, con lo scopo di valorizzare l’originalità dei movimenti artistici italiani degli anni Sessanta e Settanta. La parte dedicata alla Pop Art presenta 100 opere di 35 artisti, con un’ampia selezione di sculture, mentre la sezione sulla letteratura beat espone libri e altri documenti dell’epoca, proponendo la rivalutazione della vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano, guidato da Nat Scammacca.
La Basilica Palladiana è stata allestita come una wunderkammer, emblematica del “sentire comune” del movimento artistico italiano di quegli anni: arti figurative e letteratura sono poste in dialogo anche con la musica dell’epoca, che risuona in loop per le sale della mostra. La mostra attribuisce un’identità nazionale ai movimenti artistici presi in esame, soprattutto alla beat, finora conosciuta perlopiù per gli ambiti milanesi e torinesi. Pannelli con colori brillanti intervallano il percorso espositivo, macchie di colore che riprendono le tonalità vivaci del Pop e insieme alle opere esposte danno forma all’interno degli spazi della Basilica a quel “liberi di sognare” che fa da filo conduttore della mostra. Citazioni dei protagonisti della Pop Art e della letteratura beat in Italia lungo le pareti accompagnano il visitatore. Il curatore Roberto Floreani cita le parole del critico Alan Jones, emblematiche del significato dell’intera esposizione: “l’energia dell’arte italiana non aveva paragone in nessun altro paese d’Europa […] Peccato che non si poteva chiamarlo, all’epoca, Neo-Futurismo”.