La mostra, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, promossa dal Parco archeologico del Colosseo e organizzata da Electa, apre una trilogia espositiva dedicata alle tre figure femminili più moderne dell’antichità con Antigone e Saffo.
L’esposizione, aperta al pubblico negli spazi delle Uccelliere Farnesiane e del Tempio di Romolo, esplora il mito e la figura di Penelope attraverso dipinti, sculture, rilievi, incunaboli e libri a stampa, ripercorrendone la fortuna antica e moderna.
L’iconografia la raffigura in una postura malinconica, spesso con un telaio accanto, legandola all’immagine di una donna fedele al marito e custode della sua dimora, ma la mostra ne sottolinea la determinazione, la resistenza e la capacità di sognare. Da una parte l’ideazione dello stratagemma della tela fatta di giorno e disfatta di notte per posticipare il più possibile la scelta tra i Proci e dall’altra la complicità con le astuzie di Ulisse ritornato in patria la rendono protagonista del proprio destino, una eccezione rispetto alla condizione della donna nella cultura antica.
Il percorso espositivo
La mostra tocca quattro temi principali a partire dal telaio e dalla tela che appaiono spesso vicino a Penelope e ne contraddistinguono lo spazio domestico. La tessitura è il filo conduttore nell’allestimento curato dalla scenografa Federica Parolini in cui le alte pareti, composte da listelli in legno che disegnano gli spazi e il percorso, riprendono il motivo della trama e dell’ordito. Per tessere bisogna saper contare, aver memorizzato misure, sequenze di colori e di punti, ossia saper utilizzare una tecnologia evoluta. Inoltre, l’associazione fra tessitura e canto avvicina questa arte alla creazione di poemi e non a caso il rapsodo viene definito “cucitore di canti”.
Il gesto e la postura con cui viene raffigurata Penelope, gambe accavallate, mento appoggiato a una mano, ne fanno una persona meditativa, isolata da ciò che la circonda. Il velo invece è simbolo di pudore, ma fa riferimento anche al frapporre un diaframma fra sé e il mondo.
Infine il mondo del sogno: il sonno accompagna spesso la presenza di Penelope nel poema omerico e le consente di entrare in contatto con le parti più profonde e autentiche di sé. Spesso è raffigurata, specie in età moderna, mentre dorme o nell’atto di svegliarsi e a lei viene attribuita nel canto XIX dell’Odissea la distinzione tra sogni veri e falsi.
Omaggio a Maria Lai
All’interno della mostra, per rendere ancora più attuale la figura di Penelope, in collaborazione con l’Archivio e la Fondazione Maria Lai, è stato dedicato uno spazio alle opere dell’artista sarda che, riprendendo e rinnovando la tradizione tessile della sua terra, ha realizzato vere e proprie opere d’arte esposte nei principali musei del mondo, tele e libri cuciti.