Con 40 opere la mostra racconta una pagina della storia dell’arte finora poco approfondita: il rapporto tra la città di Bergamo e la pittura napoletana durante il Seicento, mediato da Venezia tramite mercanti che commerciavano con il Viceregno di Napoli. Per realizzare questa esposizione, l’Accademia Carrara ha ottenuto il prestito di oltre 20 dipinti dalla Fondazione De Vito, nata per disposizione testamentaria dello studioso e collezionista Giuseppe De Vito, napoletano d’origine e milanese d’adozione.
La parte iniziale del percorso espositivo comprende proprio i prestiti della Fondazione De Vito, che testimoniano la pittura a Napoli tra 1620 e 1670, dai caravaggeschi Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera al “Guido Reni napoletano” Massimo Stanzione, fino a Mattia Preti. A Luca Giordano è dedicata la sala centrale della mostra, trait-d’union con la seconda parte (dedicata ai pittori giunti da Napoli a Bergamo): quattro tele giovanili raffiguranti scene di martirio sono esposte per la prima volta al grande pubblico, insieme all’Incoronazione di spine, definitivamente restituita al catalogo di Luca Giordano in seguito al restauro e agli studi condotti; l’ampio telero del Passaggio del Mar Rosso, collocato nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, è rievocato da una proiezione video (realizzata da NEO narrative enviroments operas, Milano) e dalla sua versione “in piccolo” di Antonio Clifrondi. La sezione finale ricostruisce l’attività di Nicola Malinconico, allievo di Luca Giordano, giunto a Bergamo nel 1693. Nell’allestimento, progettato dall’architetto Antonio Ravalli, il rosso veneziano, una tonalità molto scura di grigio, il violetto, il rosa e un azzurro opaco accompagnano le opere, messe in evidenza dall’illuminazione tramite il contrasto tra luce e ombra.