Dall’alieno di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (1977) fino all’occhio di Agamotto di “Doctor Strange nel multiverso della follia” (2022), la mostra racconta il cinema hollywoodiano degli ultimi quarant’anni attraverso 120 oggetti di scena, costumi e memorabilia, perlopiù provenienti dalla collezione di Luca Cableri, co-curatore dell’esposizione e direttore della galleria Theatrum Mundi di Arezzo. Oltre 100 manifesti e altri materiali pubblicitari accompagnano gli oggetti esposti, in un viaggio tra vari generi cinematografici. Il percorso espositivo è arricchito da fotogrammi, sequenze filmiche e animazioni grafiche proiettate su piccoli o grandi schermi, che in poche immagini riescono a racchiudere l’intero repertorio di un film. La mostra permette di scoprire il backstage della realizzazione di un film e di conoscere le diverse professioni del cinema: se oggi il virtuale e il digitale sono protagonisti, gli oggetti esposti raccontano la ricerca artistica che è alla base della loro creazione, delineandone anche l’evoluzione tecnologica.
Nella grande Aula del Tempio, la mostra si apre con sei costumi entrati nell’immaginario collettivo, quali il vestiario da oplita spartano di “300” (2006), la divisa degli agenti di “Man in Black” (1997), la tuta spaziale di “Armageddon” (1998), il costume di “RoboCop” (1987), l’esile Sonny di “Io, Robot” (2004) e “La Cosa” de “I Fantastici 4” (2005). Mentre la piuma di “Forrest Gump” (1994) simboleggia la leggerezza dell’essere umano, i guantoni da boxe di “Rocky Balboa” (2006) rappresentano la voglia di riscattarsi del protagonista. In mostra anche i costumi di “Gangs of New York” (2002) e la testa di automa di “Hugo Cabret” (2011), le cui scenografie sono opera di Dante Ferretti e di Francesca Lo Schiavo, presenti all’inaugurazione e vincitori del Premio Stella della Mole, riconoscimento che il Museo Nazionale del Cinema conferisce alle più rappresentative eccellenze del panorama cinematografico internazionale contemporaneo.
La mostra è resa accessibile grazie a un video LIS (Lingua dei Segni Italiana) di introduzione alla mostra, otto pannelli lungo il percorso espositivo, con una selezione di ventuno oggetti di scena realizzati in rappresentazioni visivo-tattili (in rilievo trasparente), completi di didascalie in Braille, descrizioni audio in italiano e audio in inglese, nonché font ad alta leggibilità e un libro visivo-tattile in consultazione (disegni in rilievo su carta a micro-capsule; audio it/en; Braille).