La mostra racconta attraverso 150 fotografie l’opera e la vita di Margaret Bourke-White, che immortalò nei suoi scatti la complessa esperienza umana e le trasformazioni del mondo, superando con determinazione barriere e confini di genere. Le opere esposte sono accompagnate da un’ampia selezione di pagine di riviste prestigiose, per le quali la fotografa produsse numerosi reportage. La mostra approfondisce il periodo di progressiva affermazione della Bourke-White a partire dai primi servizi sull’industria americana e sul piano quinquennale di Stalin in Unione Sovietica, nonché dall’inizio della lunga collaborazione con “LIFE”, per cui realizzò la foto della copertina del primo numero (23 novembre 1936).
In viaggio con Margaret Bourke-White
Il percorso espositivo, articolato in sei nuclei tematici, inizia proprio dai primi reportage realizzati per “LIFE”, alcuni riguardanti catastrofi naturali quali l’alluvione del fiume Ohio in Louisiana e la violenta siccità che colpì negli anni Trenta la “conca della polvere”, una grande area nel centro degli Stati Uniti. La sezione seguente affronta il tema dell’industria, centrale nell’opera di Margaret Bourke-White: un’incrollabile fiducia nel progresso spesso spinse la fotografa a sfidare la forza di gravità e il vento, pur di ritrarre l’avanzata metropoli di New York da punti di vista inusuali. La terza sala documenta i frequenti viaggi della fotografa in Unione Sovietica a partire dal 1930: Margaret Bourke-White fu la prima fotografa occidentale ammessa nel paese e la prima fotografa straniera a ritrarre Stalin. In seguito, i reportage sulla Seconda guerra mondiale comprendono scatti sui bombardamenti delle basi tedesche in Nord Africa, sulla liberazione dell’Italia e – infine – sulle atrocità subite dai deportati nel campo di concentramento di Buchenwald. Dopo i servizi realizzati in India sul movimento di liberazione dalla dominazione coloniale britannica guidato da Gandhi e sulla guerra religiosa tra hindu e musulmani che portò alla nascita del Pakistan, viene affrontata l’ultima guerra documentata da Margaret Bourke-White, quella in Corea. Il percorso espositivo si chiude con il tema del razzismo, contro cui la fotografa ha lottato negli Stati Uniti sin dai primi anni della sua carriera e – più tardi – anche in Sudafrica. Negli anni Cinquanta, Bourke-White manifesta i primi sintomi del morbo di Parkinson. Quando fotografare le diventa impossibile, decide di diventare soggetto fotografico: con la testa rasata, si mostra sulle pagine di “LIFE” in una nuova veste, grazie alle fotografie realizzate dall’amico Alfred Eisenstaedt. Non più l’eroica fotografa che solca i cieli, ma una donna altrettanto coraggiosa nell’affrontare la prova più dura che la vita le ha messo davanti. Il 27 agosto 1971, Margaret Bourke-White muore all’età di sessantasette anni.
Nell’allestimento predomina una tonalità di grigio scuro, alternata alla stessa gradazione di rosso presente nel logo della rivista “LIFE”. Tra le sezioni della mostra è presentato anche un focus dedicato alla città – tema esplorato da Margaret Bourke-White per tutta la vita – parte del progetto “Urban Frame”, sviluppato da Stratosferica e da CAMERA, che ha vinto l’Avviso pubblico “Torino, che cultura!” promosso dalla Città di Torino, Dipartimento Cultura, Sport, Grandi Eventi e Promozione Turistica e cofinanziato con fondi PN Metro Plus e Città Medie Sud 2021-2027 – TO7.5.1.1.B – Sostegno all’economia urbana nel settore della cultura. Alcune opere visivo-tattili, accompagnate da audiodescrizioni, approfondiscono lo stile e la storia della fotografa.