Palazzo delle Papesse a Siena torna all’arte contemporanea grazie alla nuova proprietà, Opera Laboratori, che intende riportare questo palazzo del XV secolo al centro della vita culturale sia a livello locale che nazionale.
Il nuovo corso si apre con la personale dell’artista argentino Julio Le Parc che riunisce oltre 80 opere che coprono un arco temporale dal 1958 a oggi. “Julio Le Parc. The discovery of perception”, curata da Marcella Beccaria con il direttore artistico di Atelier Le Parc, Yamil Le Parc, e l’artista, testimonia sessant’anni di attività, dai lavori geometrici in bianco e nero alle opere cinetico-luminose e alle sculture, fino ai dipinti, opere che raccontano una ricerca tesa a stimolare la percezione e il coinvolgimento degli spettatori.
Julio Le Parc
Premiato nel 1966 alla XXXIII Biennale d’arte di Venezia, precursore dell’arte cinetica e dell’Op Art, dagli esordi Le Parc lavora con la luce e il movimento per poi aggiungere alle sue sperimentazioni quattordici colori base che utilizza puri per formare geometrie sempre nuove. Centrale per lui l’idea di distacco tra l’artista e l’opera. Preferisce inoltre usare forme geometriche esistenti in modo da attivare visivamente la superficie dell’opera e coinvolgere chi le guarda.
Dagli anni Settanta applica i colori anche alle sculture di piccole dimensioni che realizza in legno, posizionate in cima a un’asta metallica inserita su una base. Modelli che potrebbero anche essere sviluppati su scala monumentale per decorare le piazze delle città. E tele di grandi dimensioni sono proprio le sue opere più recenti.
Il connubio tra passato e presente
I colori, le luci e i movimenti delle opere di Julio Le Parc dialogano con le antiche stanze e gli affreschi di Palazzo delle Papesse lungo un percorso che non vuole essere cronologico ma tematico.
I visitatori sono accolti all’ingresso da Sphere verte (2016), un grande corpo sospeso, composto da una moltitudine di tessere di plexiglas verde che riflettono la luce, la cui geometria instabile modifica lo spazio circostante.
Troviamo poi alcune opere iconiche dei primi anni di attività, durante i quali Le Parc inserisce luci elettriche dentro a piccole scatole e utilizza prismi o lastre in plexiglas per combinare fasci luminosi colorati. Così scrive nel 1971: “Gli esperimenti di luce e movimento facevano parte del mio desiderio di allontanarmi dalla nozione di un’opera fissa, stabile e definitiva.”
Seguono dipinti di forme e cromie sempre diverse, in cui i colori acrilici sembrano in movimento e i cerchi concentrici o tremolanti sfidano la percezione dei visitatori, invitandoli a sperimentare visioni delle opere da distanze diverse.
La mostra si chiude con una selezione di sculture colorate e con i dipinti di grandi dimensioni della recente serie “Alchimie” in cui l’artista continua a esplorare nuove possibilità espressive.