In un luogo emblematico dell’amore di Jean Cocteau per Venezia, nonché della sua lunga amicizia con Peggy Guggenheim, la retrospettiva celebra – con oltre 150 lavori tra disegni, opere grafiche, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari e film – la versatilità di un artista poliedrico. “Un giocoliere” come titola la mostra e come evidenzia la foto simbolo scattata da Philippe Halsman che ritrae Cocteau con sei mani e penna, pennello, forbici, libro e sigaretta. L’esposizione consegue in una sorta di “rivincita” di Cocteau, omosessuale e dipendente dall’oppio, su ogni pregiudizio: anche l’eclettismo, ritenuto in passato un difetto negli artisti, è diventato nell’epoca contemporanea oggetto di ammirazione.
Il percorso espositivo, articolato in nove capitoli, affronta i principali temi al centro dell’opera di Cocteau. La prima sezione è dedicata alla figura di Orfeo, approfondita dall’artista francese in numerose opere: il valore simbolico dello specchio in quanto tramite per l’oltretomba (espresso in una scena del film Orphée, proiettato in mostra) costituisce la fonte di ispirazione dell’opera di Félix González-Torres, dedicata al compagno scomparso, esemplificativa dell’influenza di Cocteau sugli artisti queer contemporanei. Dopo aver approfondito alcuni aspetti della poetica dell’artista francese, quali il legame indissolubile tra parola e immagine, l’ispirazione al mondo classico e la concezione dell’atto artistico come azione carnale, viene raccontata l’amicizia di Cocteau con Peggy Guggenheim. Significativa della “rivincita” di Cocteau è l’esposizione del disegno allegorico La paura dona le ali al coraggio, vietata dalla dogana britannica nel 1938, in occasione della prima mostra alla galleria Guggenheim Jeune di Londra. Nell’ultima sezione, il “Marchio Cocteau”, è esposta la spada utilizzata nel 1955 per l’elezione all’Académie Française, realizzata per lui, su suo disegno, da Cartier, in questa occasione main sponsor dell’esposizione. Sull’impugnatura si trovano il profilo di Orfeo, che fu per decenni il fulcro dell’identità artistica di Cocteau, una lira e una stella, anch’essi simboli ricorrenti nell’opera dell’artista. Nelle sale della Collezione Guggenheim, il curatore Kenneth E. Silver, esperto di Cocteau, ha collocato le opere materiali in costante dialettica con numerosi video e proiezioni di film e di interviste, così da illustrare la complessa personalità di un “giocoliere” dell’arte.