La storia del MA*GA si intreccia con quella del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate. Fondato nel 1949, ha sempre avuto l’obiettivo di dare vita e poi di implementare le collezioni di un museo di arte contemporanea sul territorio con le opere acquisite durante le sue diverse edizioni. Le mostre promosse dal Premio sono un momento importante di aggiornamento del museo e di incontro e dibattito sull’arte contemporanea.
La XXVII edizione è dedicata ai progetti e ai processi del design dopo gli anni zero e propone alcuni dei temi cruciali del nostro presente: sostenibilità e ambiente, sicurezza e lavoro, inclusività e relazione. La mostra “Hyperdesign” è curata da Chiara Alessi e si collega alla mostra “Arte e design. Design è arte”, da un progetto di Philippe Daverio, aperta in contemporanea al MA*GA.
I temi del design contemporaneo
Se il design del Novecento viveva di stili, maestri, icone e aziende, il design ormai di massa degli anni Duemila da una parte riprende la tradizione artigianale italiana e dall’altra cerca di declinare il proprio ruolo sui temi della contemporaneità.
Ecco allora l’esperienza di Internoitaliano, fabbrica diffusa, creata da Giulio Iachetti con Silvia Cortese in cui l’azione paritetica di designer e artigiano dà vita a un catalogo di oggetti che punta a disegnare tutto quello che può essere contenuto in un interno. O le nuove tecnologie e il ritorno all’autoproduzione che permettono di realizzare piccole serie su misura come nel caso di Innova che ha progettato la maschera per la respirazione Easy Covid modificando una maschera da snorkeling in un respiratore.
Crescono poi aziende alternative ai marchi storici del design che danno spazio ai giovani e permettono loro di sperimentare come racconta la storia di Odo Fioravanti.
Si riflette anche sui materiali come dimostra Formafantasma che per i suoi progetti utilizza polimeri naturali estratti da piante o da derivati animali, scarti del legno, materiale lavico.
Altro tema presente è quello dell’open source di cui Arduino è un esempio: la progettazione è collettiva e anonima e circola liberamente. Il design esce poi dallo stretto recinto dell’abitare, si occupa di strumenti per la sicurezza sul lavoro, di inclusione per le persone con disabilità, cerca soluzioni per nuovi contesti come i campi profughi e progetta anche per l’arte pubblica.
L’allestimento
Parasite2.0 ha voluto realizzare negli spazi delle due mostre aperte in contemporanea al MA*GA una serie di ambienti che siano un cantiere in continuo divenire. Oltre alle opere e agli oggetti esposti, le pareti erette per l’occasione danno voce a progetti e messaggi. I muri non dividono ma amplificano la comunicazione.
L’allestimento è arricchito dalla grafica di Alessio D’Ellena con le sue frecce curvate e le sue virgole che sostituiscono i trattini e i punti fermi.
All’insegna della sostenibilità, i principali materiali allestitivi della mostra, tra cui i ponteggi e i pavimenti flottanti, sono a noleggio, il cartone delle pannellature che ricoprono i ponteggi verrà riciclato e i piedistalli sono progettati per essere riutilizzati in altre mostre.