Il Palazzo Ducale di Urbino ospita 76 opere tra dipinti, disegni, incisioni, acqueforti e cartoni di Federico Barocci, manierista e anticipatore del Barocco. La mostra consiste non solo di una panoramica completa sull’arte e sul processo creativo di Barocci, ma anche di un omaggio ad Andrea Emiliani, soprintendente e studioso che ha dedicato all’artista scritti fondativi. L’esposizione esaudisce una promessa pronunciata nel 1913, quando il primo direttore, Lionello Venturi, aveva scelto di inaugurare la Galleria nel giorno del terzo centenario della morte di Barocci, esprimendo il desiderio di dedicare una mostra al pittore urbinate.
Il percorso espositivo, articolato secondo un criterio tematico in sei nuclei narrativi, inizia da una galleria di ritratti dei personaggi fondamentali della corte del duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, nonché di autoritratti dell’artista. La seconda sala ospita una selezione di pale d’altare che evidenziano il diverso approccio di Barocci rispetto alla tradizione cinquecentesca: innovazione linguistica e compositiva che riguarda l’uso di colori vivissimi, elaborate scene prospettiche e ambientazioni notturne. Nella terza sala si trovano i cosiddetti quadri da stanza, di piccola dimensione perché destinati alla devozione privata. Come indicato dalla co-curatrice Anna Maria Ambrosini Massari, in queste tele si ritrova “non la realtà urlata di Caravaggio, non l’emozione esasperata di Rubens, ma quell’attimo di eterno che possiamo trovare nel senso domestico delle scene quotidiane, affettuosità affine a come siamo noi oggi”. Per la quarta e la quinta sala sono stati selezionati disegni, cartoni, incisioni e acqueforti, utili a conoscere il tratto grafico di Barocci e il suo processo creativo, dal bozzetto all’opera finita. Di particolare impatto l’affiancamento del dipinto Fuga di Enea da Troia ai rispettivi disegni preparatori e al cartone elaborato per la sua realizzazione. Nella sesta sala le ultime opere dell’artista, in cui il colore diventa pura emozione cromatica, anticipano soluzioni proprie dell’arte barocca e testimoniano uno slancio pre-romantico nella perdita di consistenza del terreno e della figura.
La mostra coincide con la fase di ripensamento di tutto il Palazzo, restauro avviato grazie ai fondi PNRR in vista di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024. Questo riallestimento risalta le vivaci scelte cromatiche baroccesche, contrapponendovi un fondo verde scuro; d’altra parte, le opere grafiche sono state in parte collocate all’interno di supporti color grigio chiaro. L’illuminazione mette in risalto le opere attraverso il contrasto tra luce e ombra.