L’immaginario di Elio Fiorucci va in scena in Triennale
La mostra dedicata a Elio Fiorucci, a cura di Judith Clark, docente di Moda e Museologia alla University of Arts di Londra, aperta a Milano in Triennale fino al 16 marzo 2025 vuole testimoniare le diverse dimensioni creative di un imprenditore, uno sperimentatore che, a partire dagli anni Sessanta, ha saputo rivoluzionare il costume, la moda, il marketing e l’arte contemporanea in Italia. Oltre alla storia del brand, vengono messi in luce gli aspetti innovativi e l’impatto culturale del lavoro di Fiorucci.
La sua estetica viene raccontata seguendo per lo più un ordine cronologico grazie a materiali del suo archivio personale come fotografie, video, documenti inediti e opere d’arte contemporanea, oltre ovviamente ad abiti e accessori.
Il progetto di allestimento
Fabio Cherstich, regista e scenografo che firma l’allestimento, insieme a Judith Clark ha privilegiato come fil rouge del percorso espositivo l’uomo Fiorucci, la sua visione, le sue intuizioni. Da qui la scelta di un impianto teatrale che permette una narrazione intima e diretta.
Ad accogliere il pubblico un sipario su cui è riprodotto un ritratto fotografico e la voce dello stesso Elio Fiorucci grazie a una serie di registrazioni audio inedite messe a disposizione dalla famiglia. E l’inizio della storia è un’aula scolastica, in cui idealmente può essere stato scritto il tema, esposto in mostra, in cui un giovane Fiorucci immaginava il proprio futuro. Un’aula immaginaria in cui Fabio Cherstich ha inserito una finestra che si affaccia sulla mostra, sul mondo che Fiorucci avrebbe poi creato realmente e che forse già intuiva.
Altri momenti particolari lungo il percorso sono uno spazio immaginato con Giannino Malossi dedicato a Dxing, un centro ricerche e documentazione sull’immagine nato nel 1976 all’interno dell’azienda Fiorucci che si interrogava sul concetto di moda, e una stanza pensata insieme a Love Therapy, il brand fondato da Elio Fiorucci nel 2003 con al centro i valori di amore e gentilezza che la sorella Flora continua a promuovere.
Cherstich scrive nel catalogo che nella mostra coesistono tre piani: “ancora la sua voce [di Elio Fiorucci], trasmessa da diversi dispositivi (intimi, come le cornette telefoniche, o diffusi), i tavoli scientifici che raccolgono una selezione di oggetti iconici, a formare un landscape oggettuale, e poi c’è un landscape più vasto, un po’ una variazione sul tema degli allestimenti di Fiorucci, una grande citazione dei suoi negozi e delle sue vetrine”.
Una nuova concezione dei punti vendita
Da più parti si è scritto che i negozi e le vetrine di Fiorucci anticipano i concept store contemporanei nel loro proporre abbigliamento, dischi, pubblicazioni e oggetti provenienti da tutto il mondo e nell’ospitare happening e performance. Un punto di riferimento per il mondo dei giovani, ma anche per artisti e intellettuali. Spazi caratterizzati da ampie vetrine per evitare la separazione tra interno ed esterno, tra negozi e strada. Spazi in cui venivano diffuse le novità musicali internazionali, illuminati da lampade che emanavano una luce naturale per far meglio risaltare i colori e la loro naturale luminosità.
Il rapporto con artisti e designer
Andy Warhol, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat sono alcuni degli artisti con cui Elio Fiorucci ha intrattenuto rapporti personali e creativi, come la sua stessa voce testimonia nelle registrazioni diffuse in mostra. Così come architetti e designer che hanno segnato il XX secolo hanno disegnato i negozi Fiorucci: tra loro Ettore Sottsass e Andrea Branzi, Tomás Maldonado, Monica Bolzoni, Michele De Lucchi e Franco Marabelli, per 15 anni responsabile artistico per la Fiorucci a New York e a Milano.
Mammafotogramma, collettivo di artisti contemporanei, ha realizzato i video che accompagnano il percorso espositivo animando in stop motion e rileggendo le grafiche e le campagne di Fiorucci, che continuano a essere fonte di ispirazione nel tempo.