La mostra racconta il momento storico tra Otto e Novecento, durante il quale la donna “entrò in scena”, iniziando a conquistare libertà e indipendenza e divenendo il soggetto prediletto dalla ritrattistica: 130 opere tra dipinti, disegni, sculture e affiche sono accompagnate da abiti femminili, ventagli, borsette, cappellini e altri accessori d’epoca. Oltre agli “Italiens de Paris” Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e Vittorio Corcos, l’esposizione rende omaggio a protagonisti della scena artistica trevigiana, quali Lino Selvatico, Giulio Ettore Erler e Alberto Martini, di cui ricorrono gli anniversari della morte.
Il percorso espositivo, articolato su tre piani in tredici sale, inizia dalla città di Treviso, di cui è esposta una pianta urbana del 1917, con le opere di Selvatico, Erler e Martini a raccontare la nascita della borghesia veneta, tra mondanità e decadenza. Fin dalle prime sale, alle opere sono affiancati gli oggetti che aiutano a ricostruire un’epoca e il contesto in cui agivano le donne raffigurate nei dipinti esposti. Il primo piano ospita i ritratti di alcune donne che raggiunsero il successo nel mondo della cultura e dello spettacolo, quali “la divina” Eleonora Duse, Wally Toscanini e la marchesa Luisa Casati. La figura della cantante e danzatrice afroamericana Joséphine Baker chiude simbolicamente la mostra: ottenne la nazionalità francese e – a seguito dell’impegno nella Resistenza – fu insignita della Légion d’honneur, per poi usare la propria popolarità nella lotta contro il razzismo. In un allestimento dove si alternano tonalità chiare di rosso e di grigio, la mostra definisce la fase iniziale di un processo di emancipazione non ancora concluso, invitando i visitatori a riflettere al contempo sul nostro passato e sul nostro presente.