Berthe Morisot è stata l’unica donna tra i fondatori del movimento impressionista e ha partecipato a sette delle otto mostre impressioniste che si sono tenute dal 1874 al 1886, a partire dalla prima nello studio del fotografo Nadar, assente solo in occasione della nascita della figlia. La mostra organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, con il sostegno del Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui provengono molte delle opere esposte, ne omaggia il percorso artistico nell’anno internazionalmente dedicato all’Impressionismo. Una selezione di circa 50 opere, tra dipinti, disegni e incisioni, testimonia l’intera carriera di Berthe Morisot a partire dal sodalizio artistico e umano con Édouard Manet, di cui sposerà il fratello.
Il percorso espositivo
Quattro le sezioni tematiche lungo cui si snoda l’esposizione. Il percorso inizia con un nucleo di opere legate alla sfera familiare di Morisot. L’artista agli esordi ritrae principalmente membri della famiglia d’origine come la madre e le sorelle, poi il marito e la figlia e non mancano gli autoritratti. Una sezione è dedicata in particolare ai ritratti femminili, caratterizzati da eleganza e intensità, donne colte sia in situazioni di intimità, sia in attività sociali e contesti pubblici. Le immagini di paesaggi e giardini permettono anche a Berthe Morisot di studiare l’uso della luce e di sperimentare i colori, temi centrali per il movimento impressionista. In questa cornice verde spesso Morisot dipinge figure umane, soprattutto femminili, figure che sembrano fondersi nell’ambiente luminoso e brillante in cui sono ritratte.
Chiude la mostra un’importante raccolta di opere su carta provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, opere cui l’artista si dedica nel corso di tutta la sua carriera. Acquerelli, pastelli e disegni non sono creazioni isolate dal resto della sua opera e ci aiutano a capire il suo metodo di lavoro e l’evoluzione del suo stile negli anni.
Display di Stefano Arienti
L’allestimento della mostra accoglie anche un display, realizzato da Stefano Arienti, che si inserisce all’interno di un progetto ideato da Chiara Bertola, direttrice della GAM, intitolato l’Intruso. In dialogo con le opere di Morisot, il contributo di Arienti si sviluppa lungo tutto il percorso espositivo, utilizzando una varietà di elementi per immaginare un contesto e un’ambientazione inedita delle opere dell’artista che arricchisce l’esperienza dei visitatori.
L’intervento di Stefano Arienti si integra negli ambienti della mostra per evocare l’atmosfera domestica dei soggetti proposti dagli impressionisti. Riveste le pareti con carte da parati e nastri d’organza a righe o fiori, tipici dell’epoca, e introduce dettagli d’arredo come un pianoforte, un attaccapanni e una bacheca con la frutta modellata da Francesco Garnier Valletti, proveniente dal Museo della Frutta di Torino. Un tappeto trompe-l’oeil nella stanza del giardino d’inverno illumina l’ambiente, ricreando lo spazio ideale della pittura en plein air. Questo approccio riflette appieno la poetica di Arienti, che spesso si serve di immagini ed elementi molto riconoscibili per manipolarli e rielaborarli in modi nuovi e significativi.