Il Museo della Città di Livorno è una realtà recente. Quale era lo stato dell’arte dello spazio espositivo al momento della sua nomina a direttore, nell’aprile del 2023?
Il museo, inaugurato il 30 aprile 2018, si articola tra la chiesa sconsacrata del Luogo Pio e l’edificio dei Bottini dell’Olio, un ampio deposito oleario costruito per volere del granduca Cosimo III de’ Medici nel 1705. Il restauro e l’allestimento museografico della chiesa del Luogo Pio, destinata all’esposizione della collezione civica di arte contemporanea, è stato diretto nel 2018 dallo studio Guicciardini & Magni, con progetto illuminotecnico dell’architetto Massimo Iarussi e progetto grafico di Rovai Weber Design. Negli anni precedenti alla mia nomina, il museo mancava di un’organizzazione flessibile, che – in occasione di eventi e mostre temporanee – permettesse di evitare disallestimenti o chiusure.
A partire da giugno 2023 mi sono occupato della riapertura della Sezione Arte Contemporanea, partendo da una complessiva revisione delle collezioni del Comune di Livorno, culminata con la selezione di circa 100 opere di prestigiosi artisti italiani attivi dal 1945 a oggi, da Lucio Fontana a Pino Pascali, da Piero Manzoni fino al livornese Gianfranco Baruchello. Alla base del mio progetto sussisteva la volontà di rivedere la concezione stessa del museo, adottando un linguaggio poliedrico e multidisciplinare, aperto a qualsiasi tipologia di pubblico, dagli esperti ai curiosi, dai turisti agli stessi abitanti del territorio.
Quali soluzioni ha adottato per conseguire tali obiettivi?
Nel lungo corridoio che collega la struttura dei Bottini dell’Olio alla chiesa del Luogo Pio, il visitatore può consultare un’estesa linea temporale (in italiano e in inglese), che percorre la storia dell’arte contemporanea in Italia dal 1945 agli anni Novanta del Novecento. Questo supporto didattico risulta fondamentale anche a causa di una pressoché totale mancanza di un insegnamento scolastico della storia artistica di quel periodo. Un’ulteriore linea temporale, relativa al medesimo intervallo cronologico, approfondisce la realtà artistica livornese e la pone in dialogo con la macrostoria.
Per quel che concerne le pannellature, ho adottato un alleggerimento della componente scritta, così da offrire al visitatore le indicazioni essenziali per la comprensione di una realtà o di uno spazio. Sono di scuola longhiana e ritengo che l’opera d’arte sia e debba rimanere la prima e unica testimonianza materiale: un museo può e deve funzionare anche senza un apparato didattico. Se i pannelli sono agili, le didascalie sono state fornite di testi di maggior ampiezza, che permettono al visitatore di approfondire la storia delle singole opere che attirano la sua attenzione. Inoltre, sono disponibili QR Code di approfondimento bilingui, in lingua italiana e inglese.
Ho articolato il percorso espositivo – quando possibile – per tematiche (per esempio, una sala ospita la Pop Art italiana) o in piccole sezioni monografiche, come quelle dedicate a Bruno Munari e a Gianfranco Baruchello: in questo modo, il visitatore può procedere senza alcun vincolo di orientamento. La collezione civica livornese di arte italiana contemporanea, benché presenti opere prestigiose, non comprende un quantitativo e una varietà tali da poter organizzare un percorso cronologico completo. Inoltre, la stessa chiesa del Luogo Pio, una struttura antica riadattata a sede espositiva, presentava diversi vincoli architettonici, che avrebbero reso difficoltosa l’organizzazione di un itinerario scandito secondo un criterio rigido.
Il 28 gennaio 2024 abbiamo inaugurato la rinnovata Sezione Arte Contemporanea, anche commemorando l’artista livornese Gianfranco Baruchello, a un anno dalla sua scomparsa e nel centenario della sua nascita.
I lavori per il riallestimento della Sezione Antica, Medievale e Moderna sono iniziati subito dopo. A pochi giorni dall’inaugurazione (22 dicembre 2024), può raccontarci il suo progetto?
In primo luogo, sono riuscito a organizzare lo spazio in modo flessibile: ora il museo ha anche una sezione temporanea e può ospitare non solo percorsi di piccole esposizioni (utili a valorizzare anche i depositi), ma – senza dover disallestire la sezione permanente – anche mostre più ampie.
Con l’ausilio di alcuni archeologi, ho selezionato dalle collezioni civiche le opere più rilevanti per la parte antica, dall’età del ferro alle tracce etrusche e romane. Anche soltanto un piccolo reperto può raccontare un ampio spaccato di vita: infatti, ho preferito adottare un approccio didattico, così che la parte antica possa ospitare in futuro numerose visite scolastiche. D’altra parte, uno dei lavori di maggior impegno è stato il riallestimento degli affreschi medievali provenienti dall’eremo della Sambuca, che verrà completato con la collocazione dell’altare barocco commissionato dai lavoratori del porto di Livorno, che era stato smontato circa trent’anni fa. In questa attività sono stato assistito dal personale del Settore cultura del Comune di Livorno, delle aziende coinvolte nelle attività del museo (Itinera, Agave e CoopCulture), della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno, dall’Istoreco, dalla Comunità ebraica della città e da tanti docenti ed esperti, tre nomi su tutti Lucia Frattarelli Fischer, Giovanni Brunetti e Guido Servi.
In dettaglio, come viene raccontata la storia della città?
Dal momento che la maggior parte delle opere dell’Ottocento e del primo Novecento sono rimaste al Museo Civico Giovanni Fattori, ho ideato per il Museo della Città un percorso e un allestimento che valorizzino la storia di Livorno e dei suoi protagonisti, femminili e maschili. Una prima sezione è dedicata alla genesi della città medicea, sotto Francesco I e – soprattutto – il suo erede Ferdinando I, quando Livorno divenne in pochi anni una realtà abitata da decine di migliaia di persone: davanti a un plastico che riproduce la Fortezza Vecchia, il visitatore ha l’opportunità di conoscere e approfondire il progetto architettonico di Bernardo Buontalenti. In seguito, Livorno è esplorata in quanto “Città delle Nazioni”: è dedicato uno spazio a ogni comunità che abitò a Livorno, da quella ebraica all’armena, dalla greco-ortodossa all’olandese-alemanna, dalla francese all’inglese. In particolare, è stato rinnovato lo spazio ebraico, anche grazie al supporto della Comunità Ebraica di Livorno. Durante questi lavori, sono state recuperate decine di opere rimaste in deposito, tra le quali il fonte battesimale di Caterina II di Russia, donato dall’imperatrice alla comunità greco-ortodossa di Livorno. Oltre al riallestimento della collezione del presidente Carlo Azeglio Ciampi, che comprende alcune vedute livornesi datate tra Seicento e Ottocento, ho dedicato una sezione agli uomini illustri della storia d’Italia otto-novecentesca, affiancandola a una serie di light box con fotografie riguardanti le donne illustri di Livorno, politiche, filantrope, intellettuali e imprenditrici. Inoltre, ho concepito una piccola aula didattica per offrire molteplici visioni sul Risorgimento livornese. L’allestimento è caratterizzato da una serie di fotografie di grande formato, che ritraggono Giuseppe Garibaldi e alcuni garibaldini livornesi, e da alcune armi e uniformi d’epoca. Infine, il visitatore, dopo aver approfondito la storia del Novecento livornese e dei suoi musei, ritorna nella sezione antica, vivendo una sorta di racconto ad anello.
Con quest’ultimo lavoro, come direttore sono riuscito a conseguire tutti gli obiettivi prefissati. Il Museo della Città di Livorno è riconosciuto a tutti gli effetti come Museo permanente di rilevanza regionale, entrando così a far parte del Sistema museale nazionale.
Lorenzo Paglioriti