Il futuro dei sistemi di luce: la rivoluzione “eliocentrica” di Francesco Murano

Abbiamo visto in funzione dal vivo i due innovativi sistemi di illuminazione sviluppati dal light designer Francesco Murano e dal suo assistente Jiaqi Yin con il Politecnico di Milano. I dispositivi permettono di risolvere con semplicità e costi contenuti problematiche ricorrenti negli spazi espositivi.
Negli ultimi tempi, il light designer Francesco Murano e il suo assistente Jiaqi Yin hanno lavorato – in collaborazione con il Politecnico di Milano – allo sviluppo di due innovativi sistemi di illuminazione automatica. Entrambi i dispositivi permettono di risolvere con semplicità e costi contenuti alcune problematiche consuete all’interno dei musei e delle gallerie d’arte. I due prototipi, che abbiamo visto in funzione dal vivo, mancano soltanto di una produzione industriale, che possa favorire il passaggio dall’illuminazione tradizionale, di carattere meccanico, a quella digitale, di carattere automatico.
 

Il sistema mobile

Il primo sistema, caratterizzato da una coincidenza di videoproiettore e videocamera, riconosce e illumina in modo puntuale le opere all’interno dell’area videoproiettata. Il riconoscimento delle forme avviene attraverso l’advanced automation (“automazione avanzata”), una tecnologia che supera in efficienza l’automazione tradizionale. Il faretto con testa mobile è capace di seguire gli eventuali spostamenti degli oggetti senza che un operatore debba pilotarlo tramite un dispositivo di controllo; in caso di rimozione di un’opera, il programma spegne la luce direzionata su di essa automaticamente. Attraverso l’applicazione di determinati tag, il dispositivo offre anche la possibilità di variare l’intensità di luce sui singoli elementi. Un tale sistema permetterebbe a musei e gallerie d’arte di movimentare le luci in modo più flessibile ed economico, allorché siano spostate o rimosse una o più opere.
 

Il dispositivo mobile in azione. Courtesy Francesco Murano e Politecnico di Milano

 

Il dispositivo “eliocentrico”

Il secondo sistema, statico, evolve l’idea alla base del primo, procedendo non più per punti, ma per aree. In seguito al processo di omografia (calibrazione del videoproiettore con la videocamera), il dispositivo riconosce e illumina contemporaneamente tutti gli oggetti all’interno di un’area di proiezione. Questo dispositivo può riconoscere e dare luce anche alle didascalie, spesso di complessa illuminazione a causa del loro posizionamento. Inoltre, un tale sistema potrebbe svolgere anche funzioni di sicurezza, controllo a distanza, conteggio delle persone presenti contemporaneamente in una sala, rilevazione di temperatura e umidità e verifica del gradimento in base alla misurazione del tempo di sosta dei visitatori davanti a una singola opera. Allo stato attuale della tecnologia, sarebbe possibile ottenere un risultato simile soltanto attraverso l’uso di molti apparecchi di illuminazione. Il dispositivo ideato da Murano rappresenta, dal punto di vista tecnico e pratico, una sorta di rivoluzione “eliocentrica”: la moltitudine di opere allestite all’interno dell’area espositiva non dovrà più essere illuminata da un’eguale moltitudine di luci, ma sarà sufficiente – con costi competitivi – un unico “Sole”.
 
Lorenzo Paglioriti
 
Il dispositivo “eliocentrico” in azione. Courtesy Francesco Murano e Politecnico di Milano

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