La mostra espone 400 opere provenienti dalla collezione d’arte di Gian Enzo Sperone, uno dei galleristi più influenti nel secolo scorso sul mercato internazionale dell’arte. L’ironica definizione di “uomo senza qualità” (dal romanzo di Robert Musil) è dovuta all’apparente incoerenza del gusto estetico di Sperone, che attraversa la storia dell’arte dalla statuaria greca e romana antica fino alla videoarte contemporanea.
L’allestimento – per mezzo dell’accostamento di materiali eterogenei e di una disposizione delle opere volutamente priva di rigidi criteri cronologici – rispecchia il carattere eclettico della selezione di opere esposta, contribuendo al duplice ritratto del collezionista in quanto cultore dell’antico e visionario proiettato nel futuro. La scenografia ideata da Atelier Remoto è scandita dall’accostamento di colori molto accesi, quali il fucsia e il verde acido, che favoriscono l’attenzione del visitatore all’interno del variegato percorso espositivo.
Il fil rouge della mostra si può cogliere anche nella scelta di collocare in apertura l’olio su tela di McDermott & McGough, che recita una frase appropriata al protagonista dell’esposizione: “I’ve Seen the Future and I’m Not Going” (“ho visto il futuro e non ho intenzione di andarci”).