Fondazione Perugia propone un progetto espositivo sui temi legati alla natura e all’ecologia, individuando nell’arte contemporanea il miglior mezzo comunicativo, in quanto capace di porre in stretto rapporto la natura e l’immaginazione umana. La mostra prende ispirazione da Utopia, romanzo scritto nel 1516 da Thomas More: un luogo inesistente e irrealizzabile, che – per mezzo della fantasia – diventa possibile. Le opere di 13 artisti, comprese tra gli anni Sessanta e la contemporaneità, affrontano il rapporto dell’uomo con la natura, sensibilizzando il visitatore a una tematica quanto mai attuale.
Apre il percorso espositivo un’introduzione all’opera di Thomas More, con due copie antiche del romanzo e una riproduzione, a colori e su grande formato, della xilografia della prima edizione: in grafica è riportato il passo con la descrizione della fantomatica isola. Nelle sale affrescate di Palazzo Baldeschi al Corso sono allestite le architetture di Ugo la Pietra, riflessioni sul rapporto tra natura e città, e i Tappeti Natura di Piero Gilardi, dove gli elementi naturali sono inseriti in quadri al pari dei dipinti; le maschere tribali di Gonçalo Mabunda, realizzate con proiettili, granate e parti di armi da fuoco, rievocano la guerra civile del Mozambico, mentre le opere dell’artista finlandese Kaarina Kaikkonen, composte soprattutto da camicie maschili, sono riproduzione virtuale di corpi assenti; le Black Pages di Paolo Canevari, fogli di giornale intinti in olio di motore combusto e inseriti dentro cornici barocche italiane del Seicento, pongono un contrasto ideologico; d’altra parte, l’arte multimediale è rappresentata dalle opere digitali interattive di Giuliana Cunéaz e dalla video art di Peter Campus. Nell’allestimento, curato da Giuseppe Trivellini e realizzato per l’80% con materiali di recupero, predomina il grigio scuro, colore simbolico dell’inquinamento ambientale, contraltare della prospettiva di un futuro migliore. Anche il catalogo rispetta l’ambiente ed è stato stampato interamente su carta riciclata. Nel percorso espositivo è possibile visionare una sintesi di cinque minuti de Il pianeta azzurro, film del regista Franco Piavoli, definito da Andrej Tarkovskij “poema, viaggio, concerto sulla natura, l’universo, la vita. Un’immagine diversa da quella sempre vista. Vero e proprio anti-Disney”.