La rassegna si compone di oltre 60 opere di autori italiani, attivi non solo nella capitale, ma anche in altre località significative, quali Milano, Torino, Palermo e la stessa Pistoia; nell’esposizione viene altresì valorizzato il ruolo femminile all’interno della Pop Art.
Il titolo della mostra ha un’accezione ambivalente: “sessanta” non indica soltanto il periodo in cui la Pop Art si è diffusa in Italia, ma anche gli anni passati dalla Biennale di Venezia del 1964, cruciale per lo sviluppo della Pop Art nel nostro paese.
L’itinerario della mostra è suddiviso in undici sezioni: tutto inizia da Venezia con “La Biennale e il mito americano”; le successive quattro sezioni sono dedicate a Roma e alla Scuola di Piazza del Popolo; in seguito, vengono prese in esame le realtà artistiche di Pistoia, Torino e Milano; agli ambiti di Firenze, Bologna e Genova segue quello di Palermo; “The End” chiude con il 1968 la storia della Pop Art.
Cesare Mari di PANSTUDIO architetti associati e Giuseppe Mestrangelo di Light Studio, curatori – rispettivamente – del progetto allestitivo e illuminotecnico, hanno progettato un sistema di luci per riprodurre “artificialmente” la condizione in cui le opere venivano viste negli anni Sessanta, quando l’illuminotecnica non era ancora avanzata e gli ambienti venivano illuminati per lo più dalla luce naturale. il percorso espositivo si apre con una linea temporale che evidenzia gli avvenimenti più significativi dal 1960 al 1968, mentre colori diversi distinguono le città che compongono l’itinerario della mostra; numerose fotografie dell’epoca, stampate su grandi formati, contribuiscono a raccontare gli eventi e i personaggi determinanti per lo sviluppo della Pop Art italiana.
Immagine di anteprima: Roberto Crippa, La mia Marilyn, 1964, collage su tavola, cm 117 x 68. Collezione privata.
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Courtesy Farsettiarte, Prato