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Titolo: Architettura instabile
Date: 25 ottobre 2024 – 16 marzo 2025
Spazio espositivo: MAXXI, via Guido Reni 4A, Roma
Mostra a cura di: Diller Scofidio + Renfro – Elisabeth Diller
Mostra promossa da: Fondazione MAXXI
Mostra prodotta da: MAXXI Architettura e Design contemporaneo
Sponsor: KME
Progetto di allestimento: Diller Scofidio + Renfro, in collaborazione con il Dipartimento di architettura e Design contemporaneo
Realizzazione dell’allestimento: Ufficio mostre del MAXXI
Grafica della mostra: Etaoin Shrdlu Studio
Ufficio stampa: MAXXI – Flaminia Persichetti, Ilaria Mulas
Catalogo: Forma Edizioni
Ingresso intero e ridotto: € 15 | € 12
Veduta della mostra con alcuni dei modelli delle architetture esposte
Veduta della mostra. © Vincenzo Labellarte, courtesy MAXXI

Architettura instabile

Parte dalla ricerca dello studio newyorchese Diller Scofidio + Renfro sul movimento in architettura la mostra aperta al MAXXI fino al 16 marzo 2025. Un progetto del Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del Museo, curato da Elisabeth Diller in cui il tema scelto intreccia arte, tecnologia e dinamiche sociali.

In una società fluida, in continua mutazione per rispondere alle nuove esigenze in campo politico, economico, sociale, climatico e tecnologico l’architettura non può rimanere legata ai lontani principi vitruviani a partire dalla “solidità”, intesa come permanenza e stabilità.

Ecco quindi l’attenzione per il movimento, in tutte le sue forme e applicato all’architettura, che caratterizza il lavoro di Diller Scofidio + Renfro e che trova riscontro nell’allestimento della mostra.

 

L’allestimento

Gli architetti dello studio DS+R hanno disegnato una coreografia “cinetica”, in cui un sistema di tende (fornite da Kvadrat) si muove in sincronia con i suoni e le immagini ridefinendo continuamente lo spazio della galleria, proponendo così al visitatore letture diverse del progetto.

Come ha dichiarato David Allin, direttore generale di DS+R, “dopo aver scelto la galleria all’interno del museo, abbiamo caratterizzato lo spazio oltre che con le opere, attraverso tre tende mobili che individuano altrettanti piccoli cinema, originale passione di Elizabeth Diller”.

Tre video, sempre realizzati dallo studio newyorchese, accompagnano le sezioni espositive: “Relocation” sugli edifici che, ancorché considerati stabili, possono in realtà essere spostati, “Shelter” dedicato alle architetture che si muovono velocemente come i ripari utilizzati in occasione di disastri ambientali e “Domestic Technology” che affronta il tema di come la tecnologia può modificare gli spazi degli edifici.

Protagonisti sono i modelli delle 26 architetture in mostra, diversi dei quali realizzati dallo studio specializzato Modelab, e l’illuminazione adottata ne esalta le forme, concentrando l’attenzione dei visitatori su di esse.

 

Il percorso espositivo

Quattro sono le sezioni che documentano i passi che dal secondo dopoguerra l’architettura sta compiendo per liberarsi della sua rigidità e rispondere a nuove situazioni e bisogni.

Un’architettura adattativa quindi in cui gli edifici si evolvono per essere in grado di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e sociali come testimoniano i progetti di “The Shed” (2019) a New York firmato proprio dallo studio Diller Scofidio + Renfro, un edificio mutante e dinamico che cambia la capienza dello spazio in base singoli eventi che ospita, e della Nakagin Capsule Tower (1970) di Kisho Kurokawa a Tokyo, che avrà uno dei moduli originali esposto nella piazza del MAXXI.

Un’architettura mobile che si muove con gli utenti e offre loro uno spazio o un rifugio temporaneo proprio laddove serve come il Mobile Office del 1969, l’ufficio gonfiabile progettato da Hans Hollein per fornire uno spazio di lavoro da portare con sé o il concetto di Instant City (1970) del collettivo Archigram e l’Ark Nova Concert Hall (2013), progettato da Anish Kapoor in collaborazione con Arata Isozaki in seguito al grande terremoto del Giappone orientale del marzo 2013, per ripristinare le attività culturali nelle aree colpite dal sisma. Tutte strutture all’insegna della flessibilità e della trasportabilità.

Un’architettura azionabile in cui gli edifici su indicazione dei loro abitanti regolano le loro superfici — muri, pavimenti, involucri — per soddisfare esigenze diverse, dalla gestione della casa alla pubblica amministrazione. Ne sono esempio la prigione rotante di Montgomery County (1882) disegnata da William Brown con le sue celle circolari in cui una sola guardia carceraria al centro poteva garantire la sicurezza o la Maison à Bordeaux dello Studio OMA caratterizzata da una gigantesca piattaforma che si muove verticalmente tra i diversi piani dell’edificio per adattare la casa alle esigenze di una persona su una sedia rotelle.

Un’architettura ecodinamica in continuo dialogo con l’ambiente che oltre al comfort guarda alla sostenibilità e interagisce con il clima per assorbire la luce solare o fornire ombra come l’Institut du Monde Arabe (1987) di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio con le facciate in cui le cellule fotoelettriche permettono di dosare la luce in base al soleggiamento presente o il progetto per l’ombreggiatura della piazza a Medina (2011) di SL Rasch GmbH Special & Lightweight Structures.

Immagine di anteprima: The Shed, Diller Scofidio + Renfro. Foto Iwan Baan, courtesy DS+R

© Design People Soc. Coop.

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