La mostra di Palazzo Reale affronta la figura di Picasso in quanto “straniero”, etichettato come personaggio sovversivo dalla polizia francese e come “artista degenerato” dai regimi fascisti. Più di 90 opere e alcuni documenti, fotografie e video raccontano la vita turbolenta del pittore, che visse in Francia per la maggior parte della vita, ma non ottenne mai la cittadinanza francese. L’esposizione apre a più riflessioni sui temi dell’accoglienza, dell’immigrazione e della relazione con l’altro.
Una vita da “straniero”
Il percorso espositivo segue un ordine cronologico e procede dal primo soggiorno di Picasso a Parigi (1900) fino alla morte dell’artista (1973). Nel 1901 il commissario Rougier compila un dossier pregiudizievole su Picasso, “étranger” sospettato di appartenere a un gruppo anarchico. D’altra parte, l’Académie des Beaux-Arts dettava a Parigi il “bon goût”: Picasso, pittore di “donne mendicanti”, saltimbanchi e zingari, si presentava fin da subito come un potenziale corruttore dell’orgoglio nazionalista francese. Nonostante il disprezzo delle autorità e di buona parte della critica, Picasso riesce a trovare estimatori e committenti, quali Gertrude Stein e Daniel-Henry Kahnweiler. A Parigi il Cubismo appariva agli occhi dei critici nazionalisti come un’arte “straniera”, importata da spagnoli e da tedeschi, fautori del declino estetico e morale della patria. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, il 13 ottobre 1914 la polizia francese confisca settecento opere cubiste di Picasso, custodite nei magazzini del gallerista tedesco Kahnweiler. Negli anni successivi, la fama del pittore spagnolo raggiunge il resto del mondo e la Francia rimane l’unico paese a non riconoscere il suo talento. Ancor peggiore per Picasso è il periodo della Seconda guerra mondiale: esponente di un’“arte degenerata”, gli viene negata la cittadinanza francese e perde il diritto di esporre le proprie opere in pubblico. L’artista trascorre gli anni della guerra rinchiuso nel suo studio, intento a dipingere opere macabre e deprimenti. Nel 1944 Picasso aderisce al Partito Comunista francese e inizia ad acquisire notorietà in Francia. Tuttavia, nel 1955 il pittore decide di abbandonare Parigi e di trasferirsi in Provenza. Questa scelta coincide con l’abbandono definitivo del “bon goût” parigino: Picasso inizia a collaborare con artigiani locali, studiando l’antica ceramografia mediterranea. Negli anni Sessanta il governo francese offre al pittore la cittadinanza e la Legion d’Onore: Picasso declina l’offerta.
Il progetto allestitivo
L’allestimento della mostra, dove predomina una tonalità di avio, si contraddistingue per un’abbondante presenza di elementi grafici e multimediali. In apertura del percorso espositivo, alcune riproduzioni di ritratti, stampate su teli che pendono dal soffitto, accolgono il visitatore. Per ogni personaggio rilevante nella carriera di Picasso è stata allestita una presentazione, composta da un ritratto fotografico e da un pannello biografico con linea temporale. Al gruppo scultoreo de Les baigneurs (1956) è riservato un palcoscenico, alle cui spalle fa da sfondo un sipario, sempre color avio. Numerosi video accompagnano l’esposizione: il film ATELIER 74, girato da Claude Picasso nell’aprile del 1973 in seguito alla morte del padre, mostra l’interno delle tre residenze del pittore (Villa La Californie a Cannes, Mas de Mougins e Château de Vauvenargues).