Arthemisia e Palazzo Bonaparte dedicano un’ampia retrospettiva a Fernando Botero, un anno dopo la sua scomparsa. Oltre 120 opere tra dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini e sculture raccontano la ricerca estetica dell’artista colombiano, dove l’anima latino-americana del Realismo magico entra in dialogo con i soggetti dell’arte europea. Nella produzione di Botero a far da protagonista è il volume: forme monumentali e fisicità corpulente diventano una cifra stilistica originale, talvolta impiegata anche per reinterpretare celebri opere di maestri del passato, quali Piero della Francesca, Jan van Eyck e Diego Velázquez. Secondo le stesse parole dell’artista colombiano, “l’arte è la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente”.
Il percorso espositivo, suddiviso in undici sezioni, affronta l’intera produzione di Botero secondo una scansione tematica. La mostra si apre con l’Omaggio a Mantegna, una reinterpretazione degli affreschi della Camera degli Sposi, ritenuta per decenni perduta e riscoperta recentemente da Lina Botero, figlia dell’artista e co-curatrice dell’esposizione. Un altro inedito di questa sezione è la Menina, una versione “boteriana” dell’infanta Margarita d’Austria da Las Meninas di Velázquez. La sezione successiva è dedicata alla scultura. Le lezioni di Bernard Berenson, sostenitore dei “valori tattili della pittura”, influenzarono la visione dell’artista colombiano, invitandolo ad approfondire la sua ricerca sui volumi delle figure anche nell’arte scultorea. Uno spazio è dedicato alle nature morte di Botero, dove la tradizione pittorica olandese si fonde con la variopinta esuberanza dell’estetica latino-americana. Botero è autore anche di molte opere a soggetto religioso: il ricordo della natìa Medellín, dove il clero deteneva molto potere e l’arte era rappresentata perlopiù dalle icone religiose, si combina con l’esperienza visiva dell’arte sacra europea. “Il circo” e “La corrida” sono temi ricorrenti nell’opera di Botero: in tali spettacoli l’energia dei colori e l’incanto poetico si fondono in una perenne fonte di ispirazione per l’artista colombiano. Per un breve periodo, Botero ha affrontato anche il tema della violenza, con una serie dedicata alla Colombia e una alle torture perpetrate ad Abu Ghraib in Iraq. La mostra si conclude con un omaggio alle radici colombiane di Botero: secondo la sua stessa definizione, “il più colombiano dei colombiani”.
Nell’allestimento le pareti scure esaltano l’esplosione di colori che caratterizza le tele di Botero, sottolineata ulteriormente da una illuminazione concentrata sulle singole opere. L’intero percorso espositivo è accompagnato da numerosi apparati multimediali, che proiettano in sequenza le opere di Botero, e da video-documentari, con interviste all’artista. Una sala immersiva permette al visitatore ‒ attraverso un gioco di immagini digitali e specchi ‒ di entrare nell’universo creativo di Botero.