Nel centenario del museo, il Castello del Buonconsiglio dedica una mostra al Rinascimento in Trentino, scegliendo Albrecht Dürer come artista più rappresentativo di quell’estetica, frutto della commistione di arte italiana, tedesca e fiamminga. Il pittore di Norimberga visitò il Principato vescovile di Trento durante il suo primo viaggio in Italia (1494-1495): alcuni disegni e acquerelli in mostra testimoniano l’interesse e la fascinazione di Dürer per i paesaggi e le atmosfere del Trentino. La sede dei principi-vescovi dipendenti dal Sacro Romano Impero fu un crocevia culturale tra l’Italia settentrionale e l’ambito germanico e fiammingo: nell’arte sacra del “Rinascimento trentino” sono già ravvisabili inquietudini spirituali anticipatrici della Riforma luterana.
Il percorso espositivo, suddiviso in sezioni cronologico-tematiche, ospita quasi 100 opere di artisti del calibro di Albrecht Dürer, Alvise Vivarini, Bartolomeo Dill Riemenschneider, Girolamo Romanino, Marx Reichlich e Michael Pacher. Nell’allestimento predomina una tonalità di avio, talvolta alternata con una gradazione più scura di blu. In via eccezionale, il British Museum ha concesso l’esposizione di un acquerello di Dürer, in cui è rappresentata una veduta del Castello del Buonconsiglio: la piccola opera, molto sensibile alla luce naturale, è stata allestita in uno spazio isolato. D’altra parte, L’adorazione dei Re Magi, prestigioso dipinto del maestro di Norimberga, è stata illuminata diversamente dalle altre opere, attraverso il contrasto tra luce e ombra. Oltre al “caso Dürer”, la mostra approfondisce anche le figure dei più importanti committenti, da Bernardo Cles (1485-1539), promotore della costruzione e decorazione del Magno Palazzo al Castello del Buonconsiglio, all’imperatore Massimiliano I (1459-1519), proclamato “Rex Romanorum” nel 1508 a Trento dal vescovo Neydeck, al fine di rimarcare la fedeltà del principato vescovile alla corona imperiale in opposizione alla Serenissima. Il vescovo Cles commissionò gli affreschi delle nuove sale del Magno Palazzo a pittori quali Romanino e Dosso Dossi, mentre l’imperatore fu committente di Dürer. L’ultima sezione è riservata alle opere diffuse nel territorio di Trento, testimonianze della mescolanza di stili del Rinascimento trentino.