“Avere una macchina fotografica al collo è una buona scusa per essere ficcanaso”; “Cerco di fotografare la mia ipocrisia e quella della società”; “Credo che l’ordinario sia molto più interessante di quanto si pensi”. Le parole di Martin Parr corrono sui muri del Museo Civico Archeologico che ospita l’edizione bolognese della mostra “Short & Sweet”, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
La selezione è stata ampliata, rispetto a quanto visto al MUDEC di Milano, nella sezione “Common Sense”, dedicata ai consumi e agli sprechi di massa in cui immagini dai colori vivaci vengono presentate accostate tra loro, stampate a buon mercato su carta A3.
Definito fotografo “antropologo” per l’attenzione agli aspetti contradditori della società di massa e per l’osservazione da vicino dell’essere umano, Martin Parr appartiene a pieno titolo al mondo del documentarismo. Del mondo della pubblicità ha adottato i colori vivaci, ma quella che fotografa è la quotidianità. Come scrive Roberta Valtorta nel catalogo “il suo linguaggio […] diventa subito familiare e parla in modo diretto e vivace non solo ai nostri occhi ma anche, inaspettatamente, al nostro inconscio, tocca la nostra identità, ci mostra chi siamo, chi rischiamo di essere, chi non vorremmo essere, in questa civiltà così difficile e vana.”
L’allestimento curato da Cesare Mari, PANSTUDIO Architetti Associati, presenta elementi modulari di colori diversi che, all’interno dello spazio espositivo del museo, creano le isole dedicate alle varie serie fotografiche. Una riproduzione a pavimento di uno scatto dall’alto di una spiaggia affollata di Sorrento (2014) fa da sfondo ad alcune sdraio, a loro volta decorate con dettagli tratti dalla famosa serie “Life’s a Beach”, a disposizione dei visitatori che, in relax, vogliono sentire l’intervento video del fotografo britannico.