“Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria” è la prima mostra dedicata a un’artista contemporanea a Galleria Borghese. La metamorfosi e la resa formale di stati emotivi e psicologici, questioni centrali nell’arte di Louise Bourgeois, sono temi ricorrenti anche in molte opere della collezione Borghese, visitata con ammirazione dall’artista durante il soggiorno romano del 1967. In una profonda dialettica tra la memoria collettiva del museo pubblico e la memoria personale di Louise Bourgeois, circa 20 opere scultoree dell’artista entrano in dialogo con l’architettura del Casino Borghese e con la sua collezione.
Louise Bourgeois e Galleria Borghese tête-à-tête
Il percorso espositivo si articola per alcune sale della Galleria, in un dialogo costante tra le opere di Bourgeois e l’ambiente e le opere circostanti. Nel Salone Mariano Rossi il visitatore è accolto da Cell (The Last Climb), la penultima delle “Cells” realizzate dall’artista, strutture talvolta simili a stanze, dove memorie e immagini poetiche si esprimono attraverso un complesso sistema di motivi e di simboli. La scala a chiocciola è una metafora dei cicli infiniti della vita e del suo viaggio, mentre le sfere di vetro blu che fluttuano nello spazio simboleggiano l’aspirazione a valicare i confini. Esposta nel Salone del Lanfranco, Passage Dangereux, la “Cell” più grande di Bourgeois, racchiude il viaggio di una bambina dall’innocente universo dell’infanzia alla fosca realtà degli adulti. La forma autonoma e il significato delle “celle”, luoghi in cui si fondono passato e presente, entrano in analogia con lo spazio e la funzione della Galleria stessa. Jambes enlacées, scultura di marmo rosa che rappresenta le gambe accavallate di Jerry Gorovoy (assistente e amico intimo di Louise Bourgeois), è collocata davanti alla Paolina Borghese Bonaparte come Venere Vincitrice di Antonio Canova, in un dialogo diretto ispirato dall’estetica classica. Nella Sala di Apollo e Dafne, Topiary cattura il momento di transizione da fanciulla a donna, riproponendo il tema della metamorfosi e le immagini botaniche presenti nella mitologia classica. La donna rappresentata da Louise Bourgeois si trasforma da oggetto a soggetto, al contrario della ninfa Dafne, scolpita da Gian Lorenzo Bernini nell’istante precedente alla metamorfosi in alloro. Alcune teste, realizzate dall’artista con ritagli di arazzi sorretti da strutture di alluminio, sono state esposte accanto ai busti dei Cesari e degli uomini illustri. Il contrasto tra i materiali utilizzati da Bourgeois e il vigore e il lusso materico delle sculture romane, in porfido e in alabastro, crea nel visitatore un effetto di straniamento.
Tra il viale dell’Uccelliera e Villa Medici
Il padiglione dell’Uccelliera, fatto costruire da Scipione Borghese per ospitare volatili esotici, accoglie quattro sculture bronzee di Louise Bourgeois, che affrontano il tema della dualità: Spiral Woman e tre esemplari della serie Janus. Le opere dell’artista, appese al soffitto, suggeriscono un’impressione di volo, rinnovando l’ambiente e rievocando la sua storia. Lungo il vialetto del Giardino della Meridiana, il visitatore incontra The Welcoming Hands, sei sculture di bronzo che raffigurano le mani intrecciate di Bourgeois e di Gorovoy, per poi imbattersi nell’imponente scultura bronzea di un ragno, rappresentazione simbolica della madre di Louise Bourgeois, tessitrice e restauratrice di arazzi. Il percorso allestito nel giardino compone un’unica e complessa riflessione sul timore della solitudine e sul desiderio di emancipazione. In occasione della mostra, anche l’Accademia di Francia a Villa Medici ospita – fino al 5 settembre – due opere di Louise Bourgeois. L’installazione No Exit e l’arazzo Saint-Sébastienne sono esposte nel Salone di lettura, eccezionalmente aperto al pubblico.